Il trekking e l'alpinismo sono sport sempre più praticati ed apprezzati: boschi, fitte pinete, verdi pascoli, pareti rocciose, nevai e ghiacciai posseggono un fascino particolare che attrae un numero crescente di amanti della montagna.
Quando le piante si diradano e la vegetazione si fa progressivamente più bassa, fino ai soli licheni, è spesso segno che l'altitudine inizia ad avere una certa rilevanza. Oltrepassati i 2.500/3.000 metri, infatti, si raggiunge quella che è generalmente definita "alta quota" ed è proprio a tale altitudine che il nostro organismo può iniziare ad avvertire malesseri di vario genere. Il problema nasce soprattutto per la respirazione che, salendo, fino ad esempio a superare i 4.000 metri, diventa sempre più difficoltosa.
La causa non è la ridotta quantità di ossigeno disponibile, come comunemente si crede, bensì la riduzione della pressione atmosferica. La concentrazione di ossigeno, infatti, non cambia con l'aumentare della quota, ma è la pressione che lo coinvolge nell'atto respiratorio a diminuire. Questo fenomeno, definito ipossia, implica l'adattamento dell'organismo a questa nuova condizione ambientale, cioè la necessità di una acclimatazione.
I primi mutamenti evidenti sono l'accelerazione della respirazione e del battito cardiaco; inoltre, l'organismo adegua la produzione dei globuli rossi, aumentandone la quantità, così da inviare più ossigeno, mediante la circolazione, ai muscoli e al cervello. Tale processo però non avviene immediatamente, e neppure in tempi brevi, ed è questo il motivo per cui viene sempre consigliata una buona acclimatazione, al fine, appunto, di favorire i mutamenti dell'organismo senza fastidiosi sintomi. Il metodo migliore per evitarli è, oltre i 3.000 metri, schematizzato con salita di 1.000 metri e discesa di 500 metri ogni giorno, sino al raggiungimento della meta. Ovviamente, non sempre è possibile seguire alla lettera il suddetto schema. La cefalea da elevata altitudine colpisce circa l’80% di coloro che abitualmente salgono in alta quota, risultando senza dubbio il disturbo più comune per gli scalatori di cime elevate Per essere definita tale essa deve avere almeno due delle seguenti caratteristiche (v. paragrafo 10.1.1 Cefalea da elevata altitudine nella versione italiana della Nuova Classificazione delle Cefalee):
essere bilaterale
essere frontale o fronto-temporale
essere di qualità gravativa o costrittiva
essere di intensità lieve o media
essere aggravata da attività fisica intensa, movimento, sforzi, tosse o dalla flessione del busto
Inoltre, la cefalea deve insorgere entro 24 ore dall’ascesa e risolversi entro 8 ore dalla discesa. La cefalea da elevata altitudine sembra essere indipendente da una precedente storia di cefalea, sebbene pazienti con emicrania possano descrivere cefalee di intensità maggiore, ma con caratteristiche simili ai loro usuali attacchi di emicrania.Il cosiddetto “mal di montagna ”, (scientificamente definito “malattia acuta da montagna”) consiste, invece, in una cefalea moderata associata a uno o più dei seguenti sintomi: nausea – astenia – inappetenza – vertigini – disturbi del sonno – eccessivo affaticamento – debolezza e ridotta forza muscolare – diminuzione della quantità di urina. Il “mal di montagna” può portare nei casi più gravi a edema polmonare o cerebrale ed è quindi necessario che chi si trovi a sostare in alta quota adotti alcuni semplici accorgimenti.Oltre a un’adeguata acclimatazione, è consigliabile:
evitare l’assunzione di alcool e, al contempo, aumentare quella di liquidi (acqua e the in particolare);
non agitarsi od alterarsi;
respirare profondamente e lentamente;
alimentarsi con sostanze facilmente digeribili
Non assumere sonniferi o altri medicinali, se non il generico analgesico per combattere il mal di testa! A tal proposito, è bene sottolineare come molte cefalee da altitudine presentino una buona risposta ai comuni analgesici, quali il paracetamolo e l’ibuprofene. Prima di arrivare al farmaco, una "dritta", al di fuori dai soliti consigli, è quella di bere del caffè o altre bevande, non fredde, contenenti caffeina: forse andrà a discapito del sonno ma alcuni sintomi fastidiosi, come il mal di testa, si attenueranno. Ovviamente è importante, molto importante, non assumere mai medicinali, inclusi gli analgesici, con le bevande sopra citate! La montagna richiede notevole spirito di adattamento e di sacrificio. Per tollerare il "mal di montagna" sono necessarie sopportazione e pazienza, almeno per chi ne soffre! La motivazione, che spinge numerose persone a compiere scalate ed ascensioni, è molto forte; lo scopo principale è quello di farcela, di raggiungere la meta desiderata e spesso si tende a sottovalutare disturbi considerati non gravi in condizioni normali (come appunto il mal di testa), ma che in questa particolare condizione, come abbiamo visto, possono portare a conseguenze molto serie. E’ sempre meglio ricordare, anche a costo di una rinuncia, che c'è una cosa più importante... da portare a casa: la Vita.
Per dare un'idea della severità della riduzione di ossigeno in altitudine basti pensare che a livello del mare viene considerata normale una pressione di ossigeno nel sangue arterioso (PaO2) di 75-80mmHg, mentre si parla di insufficienza respiratoria quando il valore è inferiore a 60mmHg. Dalla letteratura sappiamo che soggetti abitualmente residenti a livello del mare hanno, nei primi giorni di esposizione a 2600m, valori di circa 6-3mmHg e a 3400m di circa 50mmHg. È evidente quindi come a quote >3000 m l'individuo sano si trovi in condizioni che in un paziente sarebbero considerate di insufficienza respiratoria". 3 fumo di sigaretta o ai profumi forti. Le correnti d’aria, il sole troppo intenso o un calore eccessivo possono ugualmente essere fattori scatenanti del mal di testa. L’alimentazione Sembra che alcuni alimenti possano scatenare il mal di testa. I più frequenti sono gli additivi alimentari come i nitrati e il glutammato di sodio. Evitate comunque i cibi fermentati, secchi, affumicati, marinati, conservati nell’aceto o contenenti lievito. Se superate la vostra soglia di tolleranza a un determinato prodotto, si potrà verificare il mal di testa.
Per esempio, un’emicrania può essere scatenata da due bicchieri di vino o da qualche cioccolatino perché l’organismo ha superato la soglia di tolleranza alle sostanze contenute in questi alimenti. Prodotti da evitare: i prodotti sotto elencati possono provocare delle crisi emicraniche, nei soggetti predisposti.
I nitrati contenuti in:
salame e hot-dog
piatti cucinati a base di carne prosciutto, pancetta e salsiccia
Il glutammato di sodio in:
alimenti precotti (ragù, zuppe e salse)
cucina cinese
Alcuni formaggi:· gruviera / parmigiano
Brie
Camembert
Il lievito in:
pane lievitato e pane fatto in casa
pasta per la pizza
dolci e bignè a pasta lievitata
GLOSSARIO
Trekking: escursione dilungo percorso compiuta a piedi e in più tappe, generalmente con pernottamenti e bivacchi allestiti al momento e con l'eventuale impiego di animali da soma o di automezzi per il trasporto delle vettovaglie. Esempio: hanno organizzato un trekking di due settimane sulle Alpi.
Lichene: organismo vegetale tallofita(associazione di un'alga con un fungo).
Ipossia: diminuita utilizzazione dell'ossigeno da parte dei tessuti.
BIBLIOGRAFIA
Cefalea attribuita a disordini dell’omeostasi in:Headache Classification Subcommittee of theInternational Headache Society (HIS). ClassificazioneInternazionale delle Cefalee. II Edizione.Cephalalgia 2004 (24) Suppl. 1: 111-112Appenzeller O, Martignoni E. Altitude, exerciseand mountain medicine: lessons from the field.Functional Neurology 1992; 7: 439-444A cura di Roberto Nappi
www.cefalea.it
www.telemarktribe.com/it/index.php?option=com_content&task=view&id=207&Itemid=61