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Hu XH, Golden W, Bolge SC, Katic B, Chen YT, Wagner S, Cady R. Headache. 2010 Sep;50(8):1296-305.
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È possibile prevedere l'attacco emicranico? I dati di uno studio prospettico osservazionale.
La possibilità di prevedere l'insorgenza dell'attacco doloroso in una malattia cronica e ricorrente quale è l'emicrania appare da sempre un obiettivo auspicabile ma di difficile soluzione. L'emicrania è una patologia ad alto impatto personale, sociale ed economico. Da tempo si è appalesata la necessità di trattare tempestivamente l'attacco con farmaci sintomatici quali i triptani per poter ottenere il miglior risultato possibile. Tuttavia, la tempistica del trattamento è lasciata alla capacità del singolo individuo di prevedere l'esordio dell'attacco doloroso e alla possibilità di accedere facilmente al farmaco. Questo studio prospettico osservazionale si è posto l'obiettivo di valutare la capacità del paziente emicranico di prevedere l'attacco successivo descrivendo gli effetti che l'emicrania ha sulla vita quotidiana sia durante l'attacco doloroso sia nel periodo intercritico. Sono stati selezionati pazienti emicranici con diagnosi clinicamente definita che assumono farmaci sintomatici per l'attacco emicranico prescritti o da banco. Ad ogni paziente sono stati somministrati via internet due questionari di autovalutazione, uno al baseline e l'altro al termine dell'attacco emicranico. Il primo questionario comprendeva anche il MIDAS, domande sull'andamento nel periodo intercritico, la previsione di una possibile data, ora d'esordio e luogo in cui ci si potrebbe trovare nel successivo attacco emicranico. Le stesse informazioni sono state raccolte al follow-up, relative all'attacco più recente. 1519 pazienti emicranici hanno completato il primo questionario al baseline e 877 (57.7%) hanno completato anche il secondo questionario del follow-up. Al baseline, circa il 60% dei pazienti lamentava una disabilità da moderata a severa per la cefalea in base al MIDAS. Solo il 4% era capace di prevedere esattamente la data del successivo attacco emicranico; il 22% circa era capace di prevedere l'attacco con un margine di esattezza di 3giorni. Quasi il 50% dei pazienti era in grado di prevedere accuratamente il momento della giornata in cui l'attacco si sarebbe verificato e circa il 70% anche il luogo in cui si sarebbero trovati. Il 93% circa dei pazienti riferirono di essere stati costretti a modificare le proprie abitudini ed i propri impegni a causa dell'emicranica almeno nei 3 mesi precedenti l'indagine. Il 20% ed il 27% rispettivamente evitava o cambiava il proprio lavoro o i propri impegni sociali nella giornata di riferimento per il timore di avere un attacco emicranico. Da questi risultati è possibile affermare che la maggior parte dei soggetti emicranici non riesce a prevedere l'attacco emicranico successivo e tale incapacità può avere effetti devastanti sulla vita personale e sociale dell'individuo. Ne scaturisce l'impellente necessità per i pazienti emicranici di allestire programmi educazionali per affrontare nel modo migliore l'attacco emicranico le sue dirette conseguenze nella speranza di ridurre l'ansia ed il timore per l'attacco successivo che caratterizzano il periodo intercritico.
(fonte: www.anircef.it)